VERONA: Werther – Jules Massenet, 26 marzo 2023 a cura di Silvia Campana
Werther
Dramma lirico in quattro atti di Jules Massenet
Libretto di Édouard Blau, Paul Milliet, Georges Hartmann
Direttore Francesco Pasqualetti
Regia Stefano Vizioli
- Werther Dmitry Korchak
- Schmidt Gëzim Myshketa
- Le Bailli Youngjun Park
- Schmidt Matteo Mezzaro
- Johann Gabriele Sagona
- Charlotte Vasilisa Berzhanskaya
- Sophie Veronica Granatiero
- Brühlmann Pierre Todorovitch
- Käthchen Maria Giuditta Guglielmi
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Anna Maria Heinreich
Luci Vincenzo Raponi
Visual Imaginarium Creative studio
Orchestra e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Coro di Voci Bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Allestimento dei Teatri di OperaLombardia
Teatro Filarmonico di Verona, 26 marzo 2023
Werther è uno dei caratteri più complessi a livello musicale ed interpretativo del repertorio francese e questo a causa della difficoltà che ogni artista che si accinge ad affrontarlo trova nel trasmettere il particolare ‘sentire’ del protagonista. Non è quindi solo la complessità tecnica ad impegnare il cantante ma tutto il non detto, che nell’opera di Massenet diventa quasi più rilevante della parola.
Questa produzione di Werther, che Stefano Vizioli curò nel 2020 in pieno periodo Covid, un allestimento As.li.Co che riuniva i Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, giunge ora a Verona a chiudere la stagione 2022/2023 del Teatro Filarmonico.
La visione di Stefano Vizioli si presenta come un lungo flashback che si snoda partendo dalla visione di una Charlotte ormai anziana e piena di rimorsi, ospite di una casa di riposo e presente a proscenio ancor prima dell’apertura del sipario su una sedia a rotelle. L’idea, certo più decadente che romantica, pur portata avanti con coerenza, rischia un po’ (specie nel IV atto) di frammentare l’impatto drammaturgico del testo che, pur vivendo di non detto e non espresso, necessita comunque di una forte teatralità. Detto questo, la lettura del regista si conferma molto raffinata tanto nella forma quanto nei contenuti e le belle scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Anna Maria Heinreich e l’abile gioco di significative proiezioni di Imaginarium Creative studio, risultano perfettamente funzionali al dramma ed evocative di un certo sentire, concentrando l’attenzione sul valore della pagina scritta. Il candido spazio scenico è inoltre ben inquadrato ed alcuni tagli scenici (significativo quello della fine del I atto) contribuiscono a veicolare il concetto di un universo altro. La cura con cui sono stati seguiti i cantanti poi, attraverso un raffinato cesello ed un giusto ritmo scenico, ha evidenziato un lavoro ottimo e significativamente connesso alla magnetica partitura di Massenet.
In palcoscenico si muoveva un ottimo cast.
Dmitry Korchak ha scelto per il suo Werther un taglio più sbilanciato su di un registro maggiormente concreto e contemporaneo, connotandolo con meno soavità e molta passione. Il suo amore non vive esclusivamente nella sua mente ma diventa fisica sofferenza, evidente soprattutto nella romanza del III Atto, bissata peraltro a furor di popolo. La bella vocalità dell’artista, rotonda e piena quanto espressivamente cesellata, risponde assai bene a questa chiave interpretativa che trova, specie nel III e IV atto, momenti di forte espressività, donando un ritratto del carattere goethiano molto tagliente e sfaccettato.
Il personaggio di Charlotte è complicato e subisce costantemente il peso sociale di una situazione imposta, è dunque necessaria, accanto ad una intensa interpretazione vocale, una uguale partecipazione emotiva e Vasilisa Berzhanskaya, attraverso la sua rotonda e morbida vocalità, ci restituisce un ritratto di donna senza convenzionali fronzoli ma piuttosto concentrato su di una lotta personale tanto più profonda quanto sofferta. Privo di ogni pietismo il suo personaggio soffre rinchiuso all’interno del ritratto angelicato delineato dalla sua famiglia e ancor di più all’interno di un matrimonio imposto (che la regia ben sottolinea), angoscia che la grande scena del III Atto perfettamente veicola.
Assai bene Gezim Mishketa quale Albert, tratteggiato attraverso una vocalità sapientemente dosata atta a ben esprimere il forte dualismo di un uomo il cui unico difetto è quello forse di essere figlio del suo tempo.
Veronica Granatiero disegna una Sophie assai interessante vocalmente e scenicamente così come Youngjun Park delinea un simpatico ed indolente Bailli.
Completavano assai bene il cast Matteo Mezzaro (Schmidt), Gabriele Sagona (Johann), Pierre Todorovitch (Brühlmann) e Maria Giuditta Guglielmi (Käthchen).
Molto misurato e professionale il Coro di Voci Bianche A.LI.VE diretto da Paolo Facincani.
Francesco Pasqualetti, alla guida dell’orchestra della Fondazione, misura con estrema sensibilità il dinamico cromatismo della partitura sottolineandone l’intensità ed il fascino.
Sala gremitissima e gran successo di pubblico per tutti gli interpreti ed il Direttore.
Silvia Campana